Via Tiburtina

Tiburtina
La via Tiburtina, antica strada di collegamento con la città latina di Tibur (Tivoli), da cui prende il nome, fu prolungata, con il nome di Valeria, non più tardi del 286 a.C., dal console Marco Valerio Massimo, fino al territorio degli Equi e dei Marsi e in seguito, attraverso il territorio dei Peligni e dei Vestini, all’Adriatico. Per la vicinanza di Tivoli, centro importante, e per le tante ville rustiche e residenziali che la contornavano, nonché per il grande traffico legato ad attività agricole e pastorali e allo sfruttamento del tufo e del travertino, la via Tiburtina fu tra le più frequentate, soprattutto dalla fine dell’età tardo repubblicana e per tutta l’età imperiale. La via usciva dalle Mura Serviane per la Porta Esquilina conservata, nel rifacimento augusteo noto come Arco di Gallieno, a ridosso della chiesa di S. Vito; passava sotto l’arco in travertino, eretto da Augusto nel 5 a.C. per i condotti delle acque Marcia, Tepula, Iulia e che fu poi utilizzato nella nuova cinta urbana, voluta da Aureliano nel 271 d. C., come parte interna della Porta Tiburtina. Fiancheggiava quindi la basilica di S. Lorenzo fuori le mura con le catacombe di S. Ciriaca, nell'ambito del Cimitero del Verano e, sul lato opposto, quelle di Novaziano e di S. Ippolito, e superava il vallo costituito dal Fosso della Marranella o di Pietralata, affluente dell’Aniene, oggi occupato dalla linea ferroviaria Roma-Milano, con un ponte in opera quadrata di tufo grigio. In via Pietro Ottoboni, scavi del 1992, hanno accertato un tratto lastricato della via antica largo m 7,50 con a sud i resti di una fontana e a nord un ampio piazzale lastricato e, nel 1993, un edificio absidato databile al IV sec. d.C. Altri tratti sono stati scoperti in corrispondenza del civico 524, insieme a un mausoleo originariamente rivestito in blocchi di travertino e due stele funerarie databili a età augustea e in via di Casal Bruciato. Tra il III e il IV miglio della strada antica era la villa di Aquilio Regolo, da identificarsi forse con quella messa in luce tra via Galla Placidia e via dei Cluniacensi nel Parco Tiburtino-Collatino. La bonifica agraria di inizio 1900 portò alla distruzione, sulla sinistra di via Grotta di Gregna, dove furono costruiti gli edifici rurali della Vaccheria Nardi, di una villa tardo repubblicana di cui rimangono parte di una cisterna a pianta rettangolare in opera cementizia a scaglie di basalto, numerosi elementi architettonici e lacerti di un pavimento in mosaico a motivo geometrico. Presso il V miglio, la strada superava l’Aniene con il Ponte Mammolo che, originariamente costituito da due grandi arcate in opera quadrata di tufo e travertino, danneggiato più volte, fu fortificato nel Medioevo e ha consentito il superamento dell'Aniene fino a quando non fu costruito più a valle, sotto il pontificato di Pio IX, un nuovo ponte. La via antica, tra il V e il VI miglio, manteneva una direzione nord e, superata la strada moderna piegava, in corrispondenza di via Francesco Selmi, a nord-est seguendo il limite settentrionale del Parco Kolbe e, dall’altezza di via Cannizzaro, in direzione est fino al km 10,300. Dei numerosi sepolcri che la fiancheggiavano non rimane più nulla; nell’urbanizzazione del territorio sono state risparmiate alcune strutture di un luogo di sosta, presso via Cannizzaro, resti di un sepolcro nel ristorante La Torre e un tratto della via antica tra il km 10,300 e via del Casale di S. Basilio. Un tratto della Tiburtina antica è visibile nell’area della Renault Italia. Dal Fosso di Pratolungo a quello del Cavaliere la via antica è visibile in numerosi tratti poco a nord della moderna. Al km 12,600 è un sepolcro del II secolo d.C., all’VII miglio, è fiancheggiata da un impianto termale presso il Casale Bonanni, e da altri due luoghi di sosta, uno presso gli Stabilimenti Cinematografici Titanus e in corrispondenza degli storici casali di Settecamini e del Forno, l'altro alle spalle della chiesetta di S. Francesco (visibili pure i resti di una stazione di posta e di un tratto lastricato della via). Presso via Casal Bianco sono anche i resti di un mausoleo a pianta rettangolare in opera cementizia a scaglie di selce. Monumentale è il tratto della via Tiburtina al IX miglio, dove il lastricato è fiancheggiato da alcuni sepolcri di età tardo repubblicana-prima età imperiale e da una taberna, dedicata a Ercole. Presso il X miglio della via Tiburtina divergeva da essa l’antica via Cornicolana, visibile sotto la chiesa di Setteville di Guidonia e poco oltre, resti di due mausolei segnano il passaggio del tracciato antico che, dal bivio con la strada di Lunghezza fino a Bagni di Tivoli, è pressochè coincidente con quello moderno. Dal km 16,700 si raggiunge la Tenuta del Cavaliere, dove si è scoperto, nel 1995, un complesso termale (III-IV sec. d.C.) e in corrispondenza del km 17, negli scavi per la costruzione del nuovo Centro Agroalimentare Romano, una grande villa rustica (Domus Galloniana) a poca distanza dalla Basilica di S. Sinforosa, eretta da S. Simplicio. Al km 22,600 è stata scoperta la via antica che attraversa quella moderna e si mantiene a sud di essa fino a Ponte Lucano: un tratto è visibile nello Stabilimento delle Acque Albule. La via antica correva a nord della cava romana di travertino nei pressi della quale è il Casale del Barco, costruito nel Cinquecento. Al km 26 la via antica oltrepassava l’Aniene con il Ponte Lucano, che prende il nome da Lucano Plauzio Urgulanio ricordato nell'epigrafe posta sul recinto del grandioso mausoleo circolare appena dopo il ponte; lasciando sulla destra la strada che doveva raggiungere la villa dell'imperatore Adriano, la Tiburtina antica saliva a Tivoli lungo via degli Orti, l’antico clivus Tiburtinus, e, superato il cd. Tempio della Tosse, edificio a pianta centrale del IV secolo d.C., passava sotto il terrazzamento artificiale del Santuario di Ercole, uno dei maggiori santuari del Lazio. (Carmelo Calci)