Uomo politico, nato a Reggio Calabria il 9 maggio 1918, deceduto a Roma il 6 dicembre 1966, è stato critico letterario, studioso di filosofia, giornalista, dirigente del PCI (Partito Comunista Italiano).
Aderì a questo partito nel 1940, dopo aver partecipato, fin dal 1935, all’attività di gruppi antifascisti clandestini a Roma e Milano. Arrestato e deferito al Tribunale speciale, scontò 9 mesi di carcere e poté riacquistare la libertà solo per la caduta del fascismo. Fu condirettore de “Il Lavoro italiano”, organo dei sindacati, del quale fu pubblicato un solo numero, il 9 settembre 1943, quando già i patrioti di Roma combattevano contro i tedeschi alle porte della Capitale. Nei mesi dell’occupazione nazista, Alicata curò l’edizione clandestina del giornale del suo partito.
Dopo la Liberazione, diresse prima “La Voce di Napoli” e poi la redazione romana de “l'Unità”. Nel 1945 fu assessore nella Giunta del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) del Comune di Roma e, nel 1946, fu consigliere comunale a Napoli. Condirettore de “La Voce del Mezzogiorno”, fu anche membro del Comitato nazionale per la rinascita dell’Italia meridionale. Nel 1952 fu sindaco di Melissa (Crotone) e nel 1954 fondò, con Giorgio Amendola, “Cronache meridionali”. Nel 1955 gli fu affidata la direzione della sezione culturale del PCI e nel febbraio 1960, assunse la direzione dell’edizione nazionale de “l’Unità”. Nel 1964 entrò nella segreteria del PCI. Ininterrottamente eletto deputato dal 1948, fu stroncato da un ictus a seguito di un acceso e appassionato discorso contro l’abusivismo edilizio nella Valle dei Templi di Agrigento.
Su di lui ha lasciato una partecipe biografia l’arch. Bruno Zevi. Ad Alicata, (che fu anche tra gli sceneggiatori del film Ossessione di Luchino Visconti). A Palermo, al “Museo Guttuso”, è esposto un suo intenso ritratto.