Un territorio di 29 ettari appartenuto alla tenuta di Casal Bruciato, all’altezza del km 7 della Tiburtina, fu espropriato nel 1880 in base all’art. 76 della legge di espropriazione del 25 giugno 1865. In quest’area, nel 1884, fu costruito il Forte Tiburtino che faceva parte del campo trincerato intorno a Roma, costituito da 15 forti e 4 batterie. L’asse stradale, che fiancheggia il lato occidentale dell’area militare collegando la via Tiburtina a piazza Edoardo Persico, ne ricorda il nome.
Fu costruito per un costo di 1.253.376 lire per difendere la pianura antistante fino al fiume Aniene e le alture di Tor Sapienza. Il tracciato del forte ha la forma di un trapezio isoscele con un fossato difeso da “caponeria centrale” e mezze caponerie laterali, da un muro alla Carnot del tipo scoperto sui fianchi e coperto sui fronti esterno e di gola dove è presente il tamburo difensivo posto sulla destra dell’ingresso al forte. Il piano del “ramparo” è raggiungiibile da due rampe poste ai lati del traversone centrale. Dotato di una polveriera il cui doppio ingresso sul fossato è situato alla destra del tamburo difensivo, contiene, inoltre, due pozzi di acqua sorgiva. Il forte fu impiegato dal 1920 al 1940 da un reggimento di carristi e poi dai bersaglieri per le esercitazioni. Nel 1980 è stato dismesso. Giuseppe Garibaldi criticò in modo risoluto il progetto che sin dall’inizio si rivelò antiquato e inutile per la difesa di Roma. Durante la costruzione del forte fu scoperta un’ampia villa romana poi in gran parte distrutta.